20/04/11

Incursioni ed escursioni

Saccheggio proletario
Ok, questa è una notizia riportata da un testimone oculare. Non so quanto sia veritiera, esagerata o ricostruita. Ve la riporto come mi è stata raccontata.
Qualche giorno fa un gruppo di circa 300 dipendenti di uno dei più grandi e lussuosi Resort della zona (con più di 5000 camere e 2500 dipendenti) ha fatto irruzione con un camion con rimorchio nella hall e, armato di molti machete e alcune armi da fuoco, ha cominciato a rastrellare tutto quello che si trovava a portata di mano: divani, quadri, computer e quant'altro che avesse un minimo di valore commerciale.
Il motivo: da circa due mesi non riceveva regolarmente il salario dovuto. Stanchi di continuare ad avere risposte elusive e rinvii, questi 300 disgraziati, con famiglie da mantenere e case da pagare, hanno deciso di prendersi quello che gli spettava in modo un po' "rustico".
Naturalmente la polizia si è guardata bene dall'intervenire (li voglio vedere 5 poliziotti affrontare una mandria di 300 padri di famiglia inferocita) nonostante le numerose segnalazioni e il tempo relativamente lungo per cui si è protratto il saccheggio.
Alla fine dei conti il danno per l'albergo è stato di circa 300.000 dollari, il salario di un mese per quei dipendenti che, sicuramente licenziati, almeno hanno avuto quello che gli spettava, in un modo o nell'altro.
Credo che in futuro il Resort avrà più cura nel rispettare le scadenze. Nessuno si è fatto male, i dipendenti hanno avuto il dovuto e i clienti hanno assistito ad uno spettacolare fuori programma che potranno raccontare ad amici e parenti una volta ritornati nelle grigie città europee.
Meditate gente, meditate. A volte le soluzioni più radicali sono le più giuste. Svegliamoci dal torpore e facciamo sentire la voce di chi ha diritto di chiedere.

La Guagua per Macao
Questa domenica, avendo il mio giorno libero, ho deciso di andare a scoprire un po' l'isola.
Avevo sentito parlare di Macao e delle sue ottime onde, ma il viaggio è stato forse ancor più bello che la meta.
Siamo partiti da Bavaro a bordo della guagua che, se in un primo momento era quasi vuota visto che eravamo al capolinea, nel giro di due fermate (di cui una fatta raggiunta in retromarcia per circa 500 mt) si è riempita all'inverosimile. Per fortuna il viaggio è durato un quarto d'ora circa.
La sorpresa è stata che invece che lasciarci dove avrebbe dovuto, ci ha mollati ad un crocevia in mezzo al nulla, consigliandoci di prendere un motoconcho per raggiungere la spiaggia, visto che solo per noi non voleva perdere il tempo della deviazione (peraltro prevista nel percorso), ci siamo rimasti un po' di m. ma l'alternativa era continuare per Higuey.
Abbiamo scartato l'opzione motoconcho e abbiamo deciso di camminare (circa una ventina di minuti), per ammirare un po' il paesaggio e fare qualche foto.
Per un attimo mi è sembrato di aver percorso 9.000 Km ed esser finito in mezzo alla savana africana, con pozze di acqua fangosa e distese d'un giallo intenso. Il sole rendeva tutto ancora più lento e annoiato. Le vacche, a cui qui tagliano le corna, ci guardavano distratte e grandi uccelli bianchi volavano alti nel cielo.
Al culmine di una collina ecco apparire le palme e la sabbia dominicane, altri 9.000 Km ripercorsi in pochi metri.
La spiaggia era ancora più bella di come me l'aspettassi. Onde alte due metri e sabbia finissima. Una brezza che non faceva sentire con quanta intensità picchiasse il sole e l'acqua calda e trasparente. Che dire, un vero paradiso caraibico.
Infine appena prima di andarcene abbiamo assistito al

Recupero alla dominicana 
ovvero: come  tirar fuori una macchina impantanata nella sabbia, affossandone altre tre.
Il video che ho fatto descrive già a sufficienza l'assurdità della situazione.
Comunque svariate bottiglie di rum avevano posto le basi per quello che sarebbe diventato il salvataggio più assurdo e ridicolo a cui abbia mai assistito.
Una macchina (quella rossa) carica di circa una decina di persone si avventura nella sabbia per provare l'ebrezza di correre sul bagnasciuga tra le onde. Nonché il peso dei passeggeri e la inadeguatezza alla guida del conducente la portano a sprofondare nella sabbia asciutta.
A quel punto tutti e 10 i passeggeri scendono dalla prima macchina e salgono su di un'altra (a detta loro "più potente") per andare a trainare la prima.
Ma il peso è lo stesso e la capacità di guida anche, quindi, immancabilmente, anche la seconda macchina (quella grigia e blu) si arena.
Il tutto è reso abbastanza colorito dalle numerose e variegate imprecazioni e mimiche corporee dei protagonisti. A questo punto la lezione di fisica e dinamica dovrebbe esser chiara pure ad un bambino, ma non a un gruppo di esagitati dominicani ubriachi che, tosto, vanno per cercare un'altra macchina da immolare.
La caccia viene interrotta dai tentativi del conducente della prima di tirarsi fuori dalla buca, ormai molto profonda, che aveva scavato facendo girare a vuoto le quattro ruote motrici e quasi fondendo il motore.
Tutto il gruppo si accalca sulla macchina spingendola e scavando nella sabbia. Fatto sta che nel giro di una ventina di minuti, riescono a far muovere sia la prima che la seconda macchina dalle rispettive buche, ma, e qui sta la cosa davvero incredibile, invece che dirigersi verso zone sicure di sabbia compatta, danno gas e si impantanano a pochi metri. La cosa si ripete un paio di volte, nella ormai diffusa ilarità di un piccolo gruppo di "osservatori" che non manca di documentare il singolare carosello.
In uno di questi tentativi la seconda macchina finisce quasi in mare,  dove è rimasta anche dopo la nostra partenza.
Invece la prima macchina, dopo il terzo tentativo viene agganciata con una catena ad un'altra che si era avventurata solo per metà nella sabbia, e finalmente tratta in salvo sulla strada.

Luna piena
Il caldo tramonto ha lasciato il posto ad una enorme luna piena che ci illuminava la strada per il ritorno. Nonché fatti pochi passi Un pick-up (nome non fu mai più appropriato) con già a bordo due famiglie (ho contato, oltre al conducente e al passeggero in cabina, due uomini, tre donne e 4 bambini) si è fermato per accompagnarci alla fermata della guagua. Il risultato non era molto differente da questo (purtroppo avevo esaurito la batteria e non ho potuto fare alcuna foto). Ho toccato con mano l'ospitalità dominicana.
Nonostante le 10 tonnellate di gente l'auto ha fatto il suo dovere e in 5 minuti siamo arrivati alla fermata per un tranquillo rientro in una guagua semivuota.

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